Foto di copertina: Kendel Edmunds (a destra), giudice al cinquantesimo anniversario dei campionati nazionali 2018, Credits Andrea Selch

Ilaria Luna

Ilaria Luna. Credits Jamie Humphreys

La trasformazione di una volteggiatrice mondialmente riconosciuta in una famosa giudice americana non è certo un’impresa facile. Kendel Edmunds, che si è accostata al volteggio all’età di dodici anni, ha trovato la sua passione nello sport che combina ginnastica ed equitazione. Ma dopo aver conquistato il titolo di campionessa mondiale e introdotto nuove audaci figure, Kendel Edmunds ha infine intrapreso la strada per diventare giudice. Il suo talento anche in questo aspetto del volteggio ha solidificato la sua reputazione di giudice e le ha garantito vari inviti ai campionati nazionali statunitensi, tra i quali, più recentemente, quelli del 2021.

Ho avuto il privilegio di intervistare Kendel Edmunds per discutere i due campi della sua affascinante ed esemplare carriera, nella speranza di offrirvi una nuova prospettiva sul nostro incredibile sport!

 

Ilaria: Signora Edmunds, quando e come ha deciso che voleva gareggiare ad alto livello–cominciando come volteggiatrice in una piccola squadra e arrivando a vincere l’equivalente degli attuali campionati mondiali?

Kendel Edmunds, in 1975. Credits Irene Edmunds

Kendel Edmunds: Ho amato il volteggio dalla prima volta che l’ho provato in un campeggio equestre nell’estate del 1975. Cavalcavo da quando avevo quattro anni, avevo esperienza in ginnastica, ed ero senza paura. Tenete presente che lo sport era ancora agli inizi qui negli Stati Uniti. Non c’erano tanti campionati a cui partecipare, ma io avevo un talento naturale e mi piaceva mettermi in mostra in gara. Il mio allenatore mi sosteneva molto e ho avuto la mia prima opportunità di gareggiare in una competizione internazionale dopo soli due anni di volteggio. Ho fatto parte della Squadra USA che ha gareggiato sul Lago di Costanza in Svizzera. Gli allenatori erano J. Ashton Moore ed Elizabeth Searle (coloro che hanno introdotto il volteggio negli Stati Uniti). Questa opportunità mi ha permesso di affinare le mie abilità e ho imparato che essere allenata da varie persone funzionava molto bene per me. In seguito ho fatto parte di molte squadre fino al 1979, quando ho vinto i campionati mondiali.

Quello che io trovo incredibile è il livello di difficoltà che anche i volteggiatori di 1* dimostrano oggi!
Ho sentito critici dire che eravamo arrivati al massimo di difficoltà e innovazione possibile e poi arriva qualcuno come Lambert Leclezio e stabilisce un nuovo standard

Ilaria: Lei è stata la prima persona a fare una verticale a cavallo e la prima donna a fare un salto mortale in uscita all’indietro e in avanti. Come ha deciso di provare quelle figure e come si è allenata per poterle fare? Che impatto hanno avuto sulla comunità del volteggio?

Kendel Edmunds: Volevo fare qualcosa che avrebbe lasciato le persone a bocca aperta, quindi ho sempre cercato di avere almeno una figura che nessuno aveva mai visto. Certamente, l’introduzione di queste figure è stata rivoluzionaria, ma quello che io trovo incredibile è il livello di difficoltà che anche i volteggiatori di 1* dimostrano oggi! Il nostro sport è evoluto così tanto e le aspettative continuano a crescere ad ogni campionato mondiale. Mi piacerebbe poter dire che avevamo strutture sofisticate per allenarci negli anni 70, ma non era così. Ho provato a fare un salto mortale all’indietro perché potevo farlo tuffandomi da un trampolino e ho pensato “perché non provarlo da cavallo?”. Apprezzo molto che il livello di allenamento sia avanzato così tanto che la sicurezza e le corrette tecniche di ginnastica vengono adottate adesso quasi universalmente. Ho sentito critici dire che eravamo arrivati al massimo di difficoltà e innovazione possibile e poi arriva qualcuno come Lambert Leclezio e stabilisce un nuovo standard.

Ilaria: Perché ha deciso di diventare giudice?

Kendel Edmunds: Ho imparato durante la mia carriera di volteggiatrice che non siamo tutti dei buoni allenatori, perché questo ruolo richiede un insieme di abilità completamente diverso da quello necessario per essere un buon atleta. Fare da allenatrice non era il mio forte, ma ho un buon occhio e riesco a esaminare come viene eseguita ogni figura e a valutarla in poco tempo. Non posso necessariamente dirti come migliorarla, ma so che cosa devi migliorare. In realtà mi sono concessa una pausa di 14 anni dallo sport dopo essere arrivata nona ai campionati mondiali nel 1992. Mi mancava il volteggio, quindi ho fatto domanda al programma per diventare giudice negli Stati Uniti nel 2005. Secondo me è stato il modo migliore di contribuire allo sport che mi ha dato così tanto. Il Covid ha creato una situazione difficile per tutti gli sport, quindi nel 2020 ho dedicato tante ore alle gare virtuali e ho dato commenti sui video sottoposti dai volteggiatori. I viaggi internazionali non fanno parte, al momento, del mio programma per la pensione, quindi ho deciso di non seguire il percorso di giudice FEI a questo punto. Mi piace molto viaggiare negli Stati Uniti e in Canada, incontrare nuovi allenatori e atleti e vedere le bellissime campagne del Nord America.

Ilaria: Pensa che la sua esperienza di volteggiatrice le abbia offerto una nuova prospettiva sullo sport dopo essere diventata giudice?

Kendel Edmunds: Al 100%. Io personalmente credo che gli ex-volteggiatori diventino i migliori giudici. Questo non esclude che ci siano tanti giudici eccellenti che provengono da altri ruoli del volteggio oppure da un’altra disciplina equestre. Avere gareggiato chiarisce lo scopo di vari aspetti dell’allenamento qui negli Stati Uniti–si entra nel programma per giudici con una profonda comprensione dello sport e della meccanica necessaria a una prestazione corretta.

Ilaria: C’è un episodio memorabile nella sua carriera da giudice che vorrebbe condividere con noi?

Kendel Edmunds: Una carriera da giudice progredisce più lentamente di quella di un volteggiatore, perché nessun’altra attività può sostituire il tempo trascorso al tavolo. Al nostro forum annuale dei giudici c’è sempre una sezione su “cosa succede se”, nella quale si descrive un episodio che hai vissuto in una gara e che vorresti presentare agli altri giudici per vedere come l’avrebbero gestito loro. Dopo 14 anni come giudice, penso di avere visto tutto, ma c’è sempre qualcosa che succede anche nella gara più piccola che mi lascia perplessa. Probabilmente l’esperienza più memorabile è stata quando mi hanno selezionata come giudice per i campionati nazionali del 2010; questo onore è riservato ai giudici più esperti. Ho avuto l’opportunità di essere parte integrante nella selezione della squadra nazionale negli ultimi anni; prendo questa responsabilità molto sul serio e vado ad ogni gara molto preparata.

La sfida più grande è tener conto dei cambiamenti del regolamento a tutti i diversi livelli–FEI, USEF, AVA. Man mano che evolve lo sport evolvono anche le nostre tecniche di giudizio. Tutto sommato, siamo esseri umani e facciamo errori, ma si vuole sempre lasciare una gara sentendosi sicuri di avere classificato i volteggiatori correttamente.

Ilaria: Qual è, secondo lei, la parte più difficile di essere giudice e come fa a superare questo ostacolo?

Kendel Edmunds: Per me, personalmente, la sfida più grande è tener conto dei cambiamenti del regolamento a tutti i diversi livelli–FEI, USEF, AVA. Qui negli Stati Uniti stiamo cercando di avvicinarci il più possibile alle regole FEI, perché è molto più facile per tutti se le esigenze sono le stesse. Man mano che evolve lo sport evolvono anche le nostre tecniche di giudizio. Per esempio, la categoria “Artistico” era costituita da un solo punteggio, ma adesso ci sono quattro elementi diversi da considerare, e, nel caso di C1 e C2, specifici requisiti devono per forza essere soddisfatti. Dobbiamo continuare a sviluppare la nostra metodologia per poter stare al passo con tutti i cambiamenti e fornire punteggi accurati. Negli Stati Uniti, abbiamo appena introdotto vari giudici che hanno, ciascuno, meno responsabilità, il che ha avuto un grande impatto sulla nostra capacità di calcolare punteggi con più precisione. Tutto sommato, siamo esseri umani e facciamo errori, ma si vuole sempre lasciare una gara sentendosi sicuri di avere classificato i volteggiatori correttamente.

 

Dal conseguimento di record alla loro registrazione, Kendel Edmunds rimane una fonte d’ispirazione non solo per la comunità del volteggio, ma anche per quella dei giudici. Grazie alla sua dedizione allo sport, dall’arena al tavolo dei punteggi, si è guadagnata un posto nella Hall of Fame dell’American Vaulting Association (AVA). Averla come giudice in questi ultimi anni è stato per me un vero onore, perché so che dietro ogni sua valutazione c’è la sua storia unica. A ogni mia nuova gara spero sempre di vederla!