La stagione agonistica del volteggio si chiude sempre con la finale della World Cup. Quest’anno, un po’ più tardi rispetto al solito, ma, come lo scorso anno, si è svolta a Basilea (SUI), presso la St. Jakobshalle, dal 4 al 6 aprile scorsi.
La finale di Vaulting World Cup non è un concorso come tutti gli altri, mette sempre a dura prova atleti umani ed equini per varie ragioni: perché in genere avviene dopo il periodo relativamente lungo di stop invernale dalle competizioni, e perché prevede una formula tutta sua, diversa dagli usuali CVI, almeno per gli individuali. La competizione si svolge infatti su due sole prove, non vengono eseguiti gli obbligatori, ma si parte subito con l’esercizio tecnico, da sempre il più impegnativo, per poi passare al libero. La durata massima degli esercizi è inoltre leggermente maggiore, non il classico minuto, ma 70 secondi, il che da una parte permette di eseguire la prova con un po’ di più calma, ma dall’altro costringe anche a rivedere passaggi e figure per rimanere in linea con la musica. Capita spesso che, in particolare il primo giorno di gara, i cavalli scendano in campo un po’ nervosi. È abbastanza usuale anche durante i CVI, ma nelle grandi arene dove si svolgono le finali di World Cup, illuminate solo al centro e con gli spalti al buio, i cavalli sono quasi sempre molto più sospettosi. Anche se il giorno precedente all’inizio della gara vera e propria viene effettuato un warm up, una cosa è iniziare il vero e proprio acclimatamento con degli obbligatori, e altro con il tecnico, che è sicuramente più impegnativo in termini di sollecitazioni, sviluppo e facilità degli esercizi.
Come da regolamento FEI, hanno partecipato alla gara 8 individuali maschili, 8 femminili e 5 pas de deux. La selezione è avvenuto in base al ranking Fei, che si basa sui risultati dei CVI che si sono svolti durante la stagione nei vari continenti.
I pronostici della vigilia, abbastanza prevedibili per gli individuali, sono stati sostanzialmente confermati. In campo maschile domina decisamente il vicecampione del mondo Quentin Jabet (FRA, J. Schönteich, Goldjung), che si è imposto in entrambe le prove. Jabet si dimostra ancora una volta pressoché impeccabile nell’esecuzione, e insuperabile per quanto riguarda l’interpretazione e la costruzione artistica dei suoi liberi: la giuria lo ha sottolineato attribuendogli un 10 netto nella valutazione artistica.
È seguito da un grande Julian Wilfling (GER, A. Zebrak, Aragorn 102), che ha annunciato il suo ritiro e quindi conclude in bellezza la sua carriera di volteggiatore. Istrionico rappresentante dello squadrone tedesco, Julian ha sempre dato un tocco di originalità, ha sempre saputo “prendersi un po’ in giro” scegliendo temi spesso leggeri, ironici, fuori dagli schemi, temi che ha sempre interpretato con disinvoltura ed allegria. Sul terzo gradino un sempreverde Thomas Brüsewitz (GER, M. Hausmann, William II Z), autore, tra l’altro, di uno splendido libero. Appena fuori dal podio, ma sicuramente in grande crescita, Davide Zanella (ITA, C. Petersohn, Orlando Tancredi) che è stato tradito da una caduta nel libero durante l’esecuzione di un passaggio in vero tra i più ardui. Tornata non proprio positiva, invece, per il campione della passata edizione Jannik Heiland (GER, L. Hansen, Rey Rubino), che non è riuscito a trovare il giusto ritmo per portare a termine gli esercizi senza sbavature. Ottima prestazione anche per l’emergente d’oltre oceano Talmage Conrad (CAN, C. Ender, San Felice Z) che ha eseguito un freestyle completo, ricco di figure e ben articolato. La classifica continua con Lukas Heppler (SUI, M. Winkler-Bishofberger, Acardi van de Kapel), una presenza costante della World Cup, che elargisce sempre esercizi godibili, e con Daniel Janes (USA, J. Leib, Caretes Auhoern) che sta lavorando moltissimo anche qui in Europa.
Anche in campo femminile non ci sono state sostanziali sorprese sul podio, si conferma sul gradino più alto Kathrin Meyer (GER, G. Bührig, Capitain Claus Old), già dominatrice lo scorso anno. Le sue abilità tecniche sono indiscutibili. La inseguono le due svizzere di punta, Ilona Hannich (M. Winkler-Bishofberger, Rayo de la Luz) e Nadja Büttiker (M. Winkler-Bishofberger, Rayo de la Luz) che sono sempre state tra le protagoniste del circo del volteggio, ma che hanno entrambe vissuto in questi due ultimi anni un periodo particolarmente fiorente e ricco di soddisfazioni. A dispetto di ciò entrambe le atlete hanno deciso di lasciare le competizioni. Il pubblico di casa ha tributato loro un accorato saluto, che ha commosso in modo evidente le due donne. Se nel tecnico la Meyer è risultata decisamente superiore a ogni altra, nel libero i punteggi sono stati veramente simili, con una leggera dominanza di Hannich e Büttiker. Punteggi degni di nota anche per Annemie Szemes (GER, N. Vorberg, Rubinio 71) e Kimberly Palmer (USA, L. Carnabuci, Rosenstolz 99). Se la tedesca può considerarsi soddisfatta del risultato ottenuto, probabilmente la statunitense non lo è altrettanto, il tecnico in modo particolare è risultato al di sotto degli standard a cui ultimamente ci aveva abituato. Concludono un po’ staccate, ma comunque complessivamente soddisfatte per la prestazione eseguita nella loro prima finale di Coppa, Sema Hornberg (GER, N. Vorberg, Rockemotion NRW), Ginger Kennet (AUS, J. Schönteich, Goldjunge) e Caroline Morse (USA, L. Hansen, Rey Rubino). Tutte e tre sono accomunate dal fatto di aver eseguito una delle prove un po’ al di sotto delle proprie aspettative.
Il responso finale del pas de deux era tutt’altro che scontato. La coppia italiana formata da Rebecca Greggio e Davide Zanella (C. Petersohn, Orlando Tancredi) pur vincitrice della Coppa del Mondo 2024, veniva da un periodo particolarmente nero. Viceversa, almeno tre delle altre quattro uscivano da una stagione decisamente favorevole, che le ha viste tra i premiati ai mondiali di Berna (SUI) della scorsa estate. Tra la prima e la seconda manche non ci sono state modifiche alla classifica, le posizioni si sono però consolidate grazie ad un secondo round decisamente più sicuro in termini di esecuzione da parte di tutti i concorrenti. Greggio/Zanella sono per la seconda volta consecutiva vincitori dell’ambito premio. Finalmente durante la loro splendida performance (soprattutto la seconda) si ritrovano e si completano, eseguono il libero come desiderato, non solo osando figure molto complesse, alte, ma soprattutto incantando per il fatto di riuscire a mantenere sempre costante e fluido il movimento.
Li Laffer e Ilona Hannich (SUI, A. Sohm, Calin), probabilmente al loro ultimo concorso insieme (Li costruirà un nuovo pas de deux? Visti i traguardi ottenuti in pochi anni ci si potrebbe augurare di sì), si posizionano elegantemente e meritatamente sul secondo gradino del podio, confermando l’ottimo risultato ottenuto lo scorso anno ai mondiali, eseguendo un esercizio che definirei romantico, pulito, molto gradevole. Precedono le connazionali Zoe Maruccio e Syra Schmid (SUI, M. Heuer, Latino V Forst CH), anche loro in grandissima forma. La loro routine è originale, oltre che molto ben eseguita, completamente diversa da quella di Li e Ilona, più aggressiva nelle forme, ma decisamente convincente. Forse si aspettavano un risultato migliore Diana Harwardt e Peter Künne (GER, A. Harwardt, DSP Sir Laulau), vincitori dei mondiali 2024, questa volta non erano proprio al top della forma. L’ultimo pas de deux in gara, quello delle giovani tedesche Gisa Sternberg e Linda Otten (C. Ammermann, Espresso 23) risultano un po’ staccate, a causa di performance un po’ incerte, tuttavia spazio per crescere ne hanno sicuramente.
Abbiamo aperto l’articolo dicendo che la World Cup chiude la stagione agonistica, quest’anno però si potrebbe anche dire che la apre. Anche in Europa si è già svolto ormai qualche CVI, in aprile e maggio ci sarà un continuo susseguirsi di appuntamenti importanti in ottica qualifica al massimo campionato estivo, che ormai è dietro l’angolo.