Nicolas Andreani non ha bisogno di presentazioni. Pluricampione europeo, più volte vincitore della Coppa del Mondo di volteggio equestre, è universalmente noto per le sue doti interpretative che rendono i suoi liberi inconfondibili. The Vaulting Review lo ha intervistato.
Usare gli occhi. Bisogna cercare di volteggiare non per il punteggio, ma per lo spettacolo. Se tu fai spettacolo il pubblico sarà con te e se lo è il pubblico, lo saranno anche i giudici.
TVR:Vorrei concentrarmi sul tuo modo di costruire il libero, come sei arrivato al tuo stile caratteristico? Hai studiato danza o teatro?
NA: Penso di essere un po’ attore, ho cominciato da bambino a cantare in un coro e ho partecipato ad alcuni commedie musicali. Tra i sette e gli undici anni ho interpretato vari personaggi e ciò mi ha aiutato ad entrare in sintonia con il pubblico, penso sia importante cominciare a lavorare sull’interpretazione fin da giovani.
TVR: Quanto è importante l’interpretazione in Francia? Intendo, generalmente i volteggiatori francesi sono tutti molto espressivi, i loro liberi sono sempre molto ben interpretati.
NA: Sì, penso che sia perché la federazione francese ha come preparatore anche un maestro di danza, abbiamo un preparatore fisico, abbiamo un allenatore della nazionale, ma anche un ballerino che ci aiuta a creare i liberi. Lui ci aiuta ad aprire la mente. Oltre a me, anche Jaques Ferrari è molto creativo, e quindi ci si è detti ok, dobbiamo andare in questa direzione.
TVR: Le tue performance sono veramente diverse dalle altre. Da dove cominci per costruire il libero?
NA: L’ 80% delle volte dalla musica. Sento una musica e mi dico wow, mi piacerebbe fare qualcosa con questa! Perché mi suscita emozioni. Dopo di che chiudo gli occhi e cerco di immaginare una storia di cui la musica sia il giusto accompagnamento. A questo punto il tema ha preso il via. È vero per tutti i miei liberi. Prima la musica e poi cerco qualcosa da dire con quella musica.
TVR: Qual è la base per un buon libero di impatto?
NA: Usare gli occhi. Usare gli occhi è la cosa più importante. Se guardi solo vicino a te, come ad esempio il fascione, il pad o la tua mano quando fai un movimento, tutti guarderanno dove stai guardando tu. Per questo chiedo ai miei allievi di usare le mani per andare da qualche parte, ma anche gli occhi devono andare molto lontani con esse. Bisogna cercare di volteggiare non per il punteggio, ma per lo spettacolo. Se tu fai spettacolo il pubblico sarà con te e se lo è il pubblico, lo saranno anche i giudici.
TVR: Dopo aver scelto la musica da dove suggerisci di partire per costruire il libero? Hai la musica, e poi….?
NA: Ho la musica e ho un’idea per il tema. Non sempre l’idea iniziale rimane la stessa, talvolta si evolve. Per esempio quando ho interpretato Einstein, inizialmente non pensavo ad Einstein, l’idea era quella di mostrare il genio, rappresentare una persona ordinaria che ad un certo punto ha un’idea che cambia il mondo. Questo succede perché comincio a ballare sulla musica, danzando il personaggio comincia ad entrare in me. Così è stato per Einstein. Poi ho rivisto il video e mi sono sentito un po’ pazzo, così mi sono detto che dovevo essere Einstein. Quello che voglio dire ai volteggiatori è che è importante provare a terra, perché questo può veramente aiutare la fantasia, immaginare movimenti che abbiano impatto maggiore, ma anche semplicemente sapere con maggiore chiarezza quello che vuoi essere.
Costruisco il libero durante la stagione invernale. Tra settembre e novembre, per tre mesi, cerco nuovi “trucchi”, nei successivi tre mesi decido musica e tema e a febbraio generalmente il libero è pronto. Una volta decisi musica e tema, so che ci saranno mediamente cinque istanti in cui potrò “parlare” al pubblico. Tra tre e sette momenti in cui penso occorra usare l’espressione facciale al meglio, per parlare veramente al pubblico.
È molto utile cercare ogni anno di fare qualcosa di simile, ma un po’ più difficile, ti aiuta ad essere più sicuro, perché il tuo corpo conosce esattamente il movimento, la base.
TVR: Secondo te premia di più un bel libero dal punto di vista coreografico, ma non molto difficile, o uno estremamente tecnico, ma espressivamente povero?
NA: Ti racconto una storia. Circa un anno fa ho partecipato ad uno spettacolo con Lambert Leclezio. Lui è due volte campione del Mondo ed è veramente il più forte sul cavallo, per me, è in grado di fare qualunque cosa. Ho chiesto all’organizzatrice, che lavora per la televisione, di guardarlo. Lei guardò me, che mi esibivo appena prima di Lambert, e poi guardò lui. Alla fine dello spettacolo le chiesi se aveva visto Lambert perché pensavo di promuovere il volteggio insieme a lui. Lei mi rispose che sì, era sicuramente eccezionale, ma non trasmetteva alcuna emozione. Non per vantarmi, ma mi disse anche che probabilmente la mia performance era più semplice, ma la aveva colpita di più, perché io avevo lavorato con il cuore, e questa era la cosa più importante, perché avevo dato piacere, e se si dà piacere il pubblico è felice e puoi sentire questa emozione. E se tu riesci ad emozionare la gente, lei ti dà qualche cosa in cambio. Per questo io penso che bisogna danzare, focalizzarci non tanto sull’aspetto tecnico quanto sull’interpretazione.
TVR: Il tuo libero non è così semplice…
NA: Non era semplice, ma dal mio punto di vista è quello che ero in grado di fare.
TVR: Come si bilancia l’aspetto tecnico e quello creativo?
NA: Penso che non si debba cambiare il libero ogni anno, dovresti cambiare sì e no il 20% di esso. Se guardi il mio libero del 2006 e quello di dieci anni dopo del 2015, non è lo stesso, ma gli esercizi sono molto simili. Per esempio nel 2006 facevo una verticale con una mano sulla maniglia e una sul pad e poi andavo sul collo, dopo due anni andavo ancora sul collo ma direttamente in principe, due anni dopo mi distendevo direttamente sul collo. Se mantieni la base e la migliori di volta in volta, la cosa bella è che gli esercizi risultano più facili per te, perché ci hai lavorato per anni. È un processo lungo. Se vuoi essere un campione non dire, questo libero non è abbastanza difficile, il prossimo anno farò qualcosa di spettacolare. No, devi prendere il tuo libero e lentamente incrementare ogni movimento. Sono in grado di fare l’in piedi su due piedi? Bene, comincerò a lavorare per farlo su uno! È molto utile cercare ogni anno di fare qualcosa di simile, ma un po’ più difficile, ti aiuta ad essere più sicuro, perché il tuo corpo conosce esattamente il movimento, la base.
TVR: Il punteggio artistico: è solo il 25% del totale, ma fa spesso la differenza. Sei d’accordo?
NA: Penso che se il tuo artistico è bello, il giudice dimentica un po’ i tuoi errori e questo aiuta anche nel giudizio tecnico. Per esempio, se faccio una verticale ed atterro un po’ pesante ma immediatamente faccio una faccia particolarmente espressiva è facile che riceva una detrazione meno severa. Il giudice dimentica un po’ quello che ho fatto prima.
TVR: Su cosa è importante lavorare per avere un buon punteggio?
NA: Lavorare sodo, essere sé stessi ed infine lavorare sull’espressione. Se in allenamento lavori solo sull’aspetto tecnico, in gara non riuscirai ad essere espressivo, anche se lo vorresti. Molti si dicono che in gara i loro movimenti saranno più ampi ed espressivi che a casa, ma non è vero. In gara tu sei meno forte perché si farà sentire lo stress e il cavallo potrebbe essere teso come te, e tu devi lavorare sull’espressione del tuo viso. Ricorda che il giudice è un essere umano, tu puoi sfruttare questo. Se riesci a suscitare emozioni in un essere umano, questo sarà più ben disposto verso di te.
TVR: Per concludere, qual è il tuo ultimo consiglio per un ragazzo che voglia fare seriamente volteggio?
NA: Di cercarsi un altro sport! Suggerirei di valutare attentamente la scelta del volteggio come sport, perché una volta fatto, questo potrebbe diventare una droga. E se cominci a praticare il volteggio, finisce che lo farai per molto tempo. No, suggerisco invece di non dimenticare mai il cavallo, perché è “facile” eseguire movimenti difficili a terra o sul cavallo finto, ma poi bisogna trasferirli sul cavallo vero, e a lui potrebbero non piacere. Ad esempio, supponiamo di mettersi nei panni del cavallo e chiediamoci “se qualcuno atterrasse in questo modo sulla mia groppa, che ne sarebbe della mia schiena?”. Più ti poni dalla parte del cavallo e più il tuo esercizio viene strutturato perché sia morbido sul cavallo. Un’altra cosa che penso i ragazzi dovrebbero capire è che il cavallo ti dà il 75% dell’energia di cui hai bisogno. Se il tuo baricentro è ben posizionato e usi il cavallo e la sua potenza, puoi fare tutto. È importante non avere paura, se qualcosa ti fa paura cerca di capire perché e lavora su questo. Cerca una soluzione. Se trovi una soluzione non avrai più paura e riuscirai a superare ogni tuo limite. Postura e interpretazione non è solo nel libero, è molto importante anche negli obbligatori. Ai Campionati Europei del 2011, per la prima volta in vita mia sono stato primo dopo gli obbligatori, ma, ad essere onesti, non ero il migliore. Ho visto i video e Patric Looser, Viktor Brusewitz erano tecnicamente migliori di me, ma quel giorno io ero sicuro che avrei ottenuto il massimo. Sono salito sul cavallo e mi sono detto ok, guardatemi perché oggi sono al massimo! Se sei sicuro di te questo colpisce le persone, che si dicono questo è un 8! Probabilmente tecnicamente parlando era solo un 7, ma il fatto di mostrare particolare sicurezza, ti aiuta.