Il volteggio equestre non è solo atleta e cavallo, esiste una terza parte che gioca un ruolo fondamentale nello sport. Il lunger è quella figura che completa la squadra e senza la quale non ci sarebbe volteggio. Non solo funge da punto di riferimento per l’atleta durante gli allenamenti e le competizioni, ma instaura anche una lunga relazione di fiducia con il cavallo. Vista l’enorme importanza di questa figura, abbiamo deciso di dedicare ai lunger una serie di articoli tesi scoprire i segreti ed i consigli di questi re del circolo.
Questa volta su The Vaulting Review… Lasse Kristensen!
Questo gentiluomo danese è conosciuto in tutto il mondo per formare alcuni dei migliori cavalli in circolazione (qualcuno si ricorda di Ghost Alfarvad Z?). Dopo essere stato a sua volta un volteggiatore, Lasse decise di intraprendere la carriera di lunger e anche di creare nuove attrezzature per lo sport. Tra i volteggiatori che ha allenato si ricordano Rikke Laumann (campionessa europea senior 2013) e Sheena Bendixen (bronzo individuale juniores 2011), per citarne due.

“Sapevo di cosa avesse bisogno il cavallo come anche il volteggiatore e trovavo davvero interessante il fatto di poter mettere insieme le due cose.”

the vaulting review lasse kristensen lunger intevista volteggio equestre 2Come sei entrato nel mondo del volteggio? Perché hai deciso di diventare lunger?
Ho cominciato a fare volteggio a dodici anni. Prima andavo a cavallo e avevo fatto ginnastica, ed il volteggio era la combinazione perfetta fra le due. Non appena ho cominciato, l’interesse si è intensificato velocemente. A sedici anni sono stato per un anno nel sud della Germania, dove mi sono allenato ed è lì che ho cominciato ad interessarmi della longia. A fianco della mia carriera da volteggiatore ho ottenuto il diploma da istruttore (Hoehen-Hammel) ed ho continuato ad interessarmi della longia.
Ho scelto di diventare lunger perché mi sono reso conto di saperne abbastanza di cavalli. Sapevo di cosa avesse bisogno il cavallo come anche il volteggiatore e trovavo davvero interessante il fatto di poter mettere insieme le due cose. Ho cominciato a creare dell’attrezzatura che potesse aiutarmi a migliorare le performance dei cavalli (il nome è Kristensen Vaulting Supply). Presto sono stato affascinato dalla prospettiva di poter creare alcuni dei migliori cavalli da volteggio al mondo, e questo è diventato il mio stimolo ed obiettivo. Mi piace molto l’idea di creare l’armonia tra volteggiatore e cavallo e di sviluppare attrezzature nuove per raggiungere il mio obiettivo. Questo perché una volta costruito il cavallo, il volteggiatore ha una possibilità, ma prima di tutto bisogna creare il cavallo.

Qual è stato il cavallo migliore che tu abbia mai longiato? Dicci qualcosa su di lui.
Ce ne sono stati tanti, ma al momento direi che è Ramstein. È un cavallo Trakehner perciò la sua forza di volontà è davvero forte. Ciò richiede un livello molto alto nel longiare da parte mia perché se non faccio bene il mio lavoro, se lo spingo troppo o non sono abbastanza attento, lui non rende al meglio. C’è una conseguenza immediata. Infatti gli abbiamo dato il soprannome Psyko-mouse. È un cavallo fantastico ma è anche molto forte. Devo essere più forte di lui e a colte questo può essere una vera e propria battaglia.
È anche molto sensibile alle mie indicazioni. Quando Sheena (Bendixen) volteggia su di lui e magari va un po’ troppo oltre il centro in una verticale posso aiutarla facendo avanzare un po’ Ramstein, così da riequilibrare la verticale. Da parte mia ciò richiede solo un piccolo movimento, ma funziona perché lui è attento a ciò che gli chiedo.

Puoi descrivere il rapporto che instauri con i tuoi cavalli?
Prima di tutto devono accettare il lunger e che il lunger sia il capo. Una volta che si ha raggiunto questo stadio e che i cavalli hanno accettato di seguire il lunger, si comincia a lavorare sulla fiducia. Devo essere vigile e presente, mentalmente, ma devi anche essere forte al centro. Devo essere sicuro che si fidino di me e che mi seguano qualsiasi cosa accada.

Qual è il ricordo migliore della carriera da lunger?
Ho tantissimi bei ricordi con diversi cavalli e volteggiatori, ma la prima medagli rimane per me molto speciale. Ho vinto la medaglia d’oro ai WEG del 2006 longiando Megan Benjamin su Leonardo. Siamo stati in testa per tutta la gara, la posta in gioco era alta. Non potevo bloccarmi così come non potevo reagire in maniera eccessiva. C’era davvero tantissima pressione ed è stato fantastico poter liberarsene con un successo nell’arena.

Ed il peggiore?
La peggior esperienza è legata alla migliore. Un mese e messo prima dei WEG siamo andati al cvi di Monaco. C’erano dei cameramen che filmavano i cavalli in campo gara per un livestream che veniva proiettato su dei maxi schermi che si trovavano accanto al circolo. Leonardo si vedeva negli schermi e si è spaventato. Continuava a correre ed io non potevo fare niente. Ero completamente impotente. È stato terribile. Questa è stat una delle ragioni per cui c’era così tanta pressione su di noi ai WEG, il ricordo di Monaco era molto vivido nelle nostre menti.

Come ti senti quando entri nell’arena per una competizione importante?
Nervoso, ma nervoso nel senso di eccitato e concentrato. Mi piace stare in campo e sentire la pressione e sono sempre molto curioso di vedere se ho fatto le scelte giuste con le redini e con il cavallo durante il riscaldamento.

“Mi sono dovuto staccare dal muro e buttarmi contro la sua spalla per farlo andare nella direzione giusta ma anche per dimostrargli che ero io il capo.”

Ti sei mai trovato in una situazione difficile in cui il cavallo non voleva collaborare? Che cosa hai fatto?
Nel 2011 siamo andati con la squadra ad Aachen con Tjekko (oggi è di proprietà di Claire de Ridder, ma allora apparteneva al mio club). È un cavallo forte e volenteroso come Ramstein. Tjekko decise che le tende che dividevano il campo prova e quello di gara erano spaventose, siamo a malapena riusciti a fargli oltrepassare l’entrata. La musica era partita e la squadra era già entrata. Siamo riusciti a far passare Tjekko oltre le tende, ma lui era così ostinato e forte che mi ha spinto contro il muro mentre entravamo. Mi sono dovuto staccare dal muro e buttarmi contro la sua spalla per farlo andare nella direzione giusta ma anche per dimostrargli che ero io il capo. Dovevamo fare il libero di squadra e doveva rispettarmi. Ha funzionato, ha accettato il fatto che non poteva fare quello che voleva ma che doveva ascoltarmi.

the vaulting review lasse kristensen lunger intevista volteggio equestre 1Puoi descrivere il tuo cavallo da volteggio ideale?
Il cavallo ideale deve essere sensibile agli aiuti, sicuro di sé e avere un galoppo tranquillo ed ampio, che faccia apparire al meglio il volteggiatore.

Chi è il tuo mentore (se ne hai uno)? La che persona che ti ispira e dalla quale trai i migliori consigli?
Mi ispira molto John Eccles, per il modo in cui si presenta in gara. È sempre estremamente professionale.

Qual è la categoria che preferisci longiare?
Ho avuto esperienze bellissime con la squadra, ma longiare un libero è anche una grande responsabilità. Penso che la mia categoria preferita sia l’individuale, perché sono certo che i volteggiatori sappiano “salvarsi” più che in una squadra, dove una caduta può essere dura e grave. Mi piace anche l’idea di dover reagire velocemente negli individuali. Il peso sul cavallo cambia molto più velocemente rispetto alla squadra. Mi piace il fatto di dover lavorare così intensamente e velocemente.